IL 31 DICEMBRE 2022 è scaduto il CCNL delle TLC. Nel mese di maggio 2022 le OO.SS. confederali hanno disdetto il contratto. Oggi in mezzo al marasma che avvolge tutto il settore l’unica notizia che abbiamo relativa al rinnovo è la presentazione di una piattaforma generica da parte di SLC-FISTEL-UILCOM che non indica alcun aumento salariale.
Ad oggi non ci risulta che non sia stata presentata alcuna piattaforma alla controparte e quella che abbiamo appena citato rappresenta più un documento politico di indirizzo che una rivendicazione vera e propria. A cosa è dovuto questo ritardo? Noi pensiamo che siano le imprese ad aver intimato alla “quadruplice firmataria” uno stop, per far sì che la bolla inflattiva si calmi e consentire loro di concedere aumenti salariali più contenuti rispetto alle regole che loro stessi si sono dati.
VEDIAMO PERCHE’
Prima che gli aumenti salariali si traducano in farsa vale la pena spendere qualche parola sui meccanismi di rinnovo.
Gli accordi tra le parti che regolano i rinnovi contrattuali sono quello del 2009 e il cosiddetto “PATTO per la FABBRICA” del 2018.
L’accordo del 2009, venne siglato fra le parti sociali (GOVERNO- Associazioni Padronali- CGIL-CISL-UIL-CISAL – UGL e tanti altri) e in questo si definiva che gli aumenti contrattuali sarebbero stati definiti da un nuovo indice, l’IPCA Indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) al netto dei beni energetici importati. Una vera e propria truffa salariale che ha di fatto congelato i salari per anni (i nostri sono i più bassi in Europa) e garantito alle imprese ricavi enormi.
Con l’avvio della crisi economica, la pandemia, lo scoppio del conflitto in Ucraina, le manovre speculative sulle risorse energetiche (manovre del tutto scollegate dal conflitto) abbiamo assistito ad un aumento enorme della inflazione e dei prezzi delle risorse energetiche.
L’indice IPCA (che è diverso dal valore dell’inflazione) ha subito un aumento superiore al 100%
Con la disdetta del CCNL da parte delle OO.SS. avvenuta a giugno 2022 ci saremmo aspettati l’elaborazione di una piattaforma.
Ci saremmo aspettati anche la discussione con i lavoratori e le lavoratrici. E poi, anche a fronte di una crisi che in tutta Europa vede la mobilitazione di lavoratori e lavoratrici per rivendicare aumenti salariali significativi, in Inghilterra, in Spagna e in Germania, ci saremmo aspettati e ci aspettiamo ancora una mobilitazione significativa.
Fino ad oggi abbiamo solo registrato una laconica certificazione dello stato di crisi di un settore dove le imprese hanno macinato utili, redistribuendo poco e regalando ai lavoratori e alle lavoratrici precarietà e ammortizzatori sociali. La novità legata ad una mobilitazione del settore, dove si parla di 20.000 esuberi certificati, non può che trovarci d’accordo.
Riteniamo però che ad una iniziativa generale che contenga i danni vada necessariamente aggiunta la rivendicazione di un rinnovo contrattuale forte e significativo, sull’esempio dei lavoratori e delle lavoratrici degli altri paesi europei.
Roma 06/04/2023
COBAS LAVORO PRIVATO – SETTORE TELECOMUNICAZIONI