Rapporto Uni: a rischio udito gli operatori call center
Il documento definisce i pericoli per i lavoratori che utilizzano sorgenti sonore in prossimità dell’orecchio. Non solo telefonisti, ma anche dj, piloti e operatori radio.
Rumore nei luoghi di lavoro e rischi per la salute di specifiche categorie di lavoratori particolarmente esposti. E’ il tema del nuovo rapporto tecnico 11450 dell’UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione, sulla “Valutazione dell’esposizione al rumore nei luoghi di lavoro per lavoratori che utilizzano sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio”, ad esempio cuffie e auricolari, oppure cuffie di protezione con sistemi di comunicazione audio.
Il rapporto tecnico UNI descrive i metodi utilizzati per la misurazione dei livelli di pressione sonora che possono essere influenzati da segnali anomali come impulsi, scariche e disturbi elettrici o risonanze di elevata intensità e imprevedibilità. La valutazione del rischio per i lavoratori dipende anche dal tipo di dispositivo utilizzato (monoauricolare o biauricolare), dal modo in cui esso è accoppiato all’orecchio e, ancora, dalla possibilità di regolare il volume della conversazione. «Si tratta di un documento estremamente importante per due motivi», dichiara Pietro Nataletti di Inail (Settore Ricerca) e relatore del progetto UNI, innanzitutto «perché le norme UNI già esistenti non si applicano al contesto dei call center, per cui si si è avvertita chiaramente l’esigenza di una norma ad hoc per il settore; in secondo luogo perché la vasta galassia di operatori che utilizzano i dispositivi all’orecchio (per la telefonia, per i servizi, per le utilities) è costantemente in aumento».
Secondo dati di Assocontact (Associazione nazionale dei contact center in outsourcing) gli addetti ai call center in Italia sono oltre 80mila, impiegati nei servizi all’utenza da parte di banche, assicurazioni, poste, servizi pubblici. Ma «stiamo parlando di outsorcing», precisa Nataletti, «perché se sommiamo la cosiddetta attività ‘inbound e outbound’ si stima che, solo per il settore della telefonia, ci siano più di 200mila addetti. Da qui l’importanza di una norma in grado di coprire un settore in continua espansione».
Secondo i dati relativi al 2011 – raccolti da Databank (istituto specializzato in ricerche del settore) – gli addetti sono in maggioranza donne (67%) tra i 20 e i 29 anni e lavorano in aziende localizzate soprattutto al Nord. Considerata, dunque, la giovane età degli impiegati nei servizi di call center la necessità di pervenire danni alla salute è ancora più stringente.
«L’esigenza di disporre di un tale documento», dichiara Daniele Rossi di Telecom Italia, «è stata avvertita per garantire al datore di lavoro di poter disporre di una metodologia per valutare il rumore nei call center normata, corretta e ampiamente condivisa». Il documento non coinvolge solo gli operatori dei call center ma riguarda tutti quei lavoratori che utilizzano sorgenti sonore attive in prossimità dell’orecchio, come i piloti civili e militari che utilizzano cuffie ricetrasmittenti, i disc-jockey o, ancora, gli operatori addetti alle trasmissioni radio.