Fatti recenti, imprevisti e decisamente inaspettati ci spingono a scrivervi su un tema a noi molto caro. Dal 2007 ad oggi Slc-CGIL, Fistel-CISL e Uilcom-UIL hanno fortemente criticato e osteggiato la linea sindacale di noi Cobas che, in relazione alla cessione, da sempre abbiamo promosso, coadiuvato e seguito l’azione legale. Quelle sigle e i loro rappresentanti nei luoghi di lavoro hanno invece detto, scritto e ripetuto in ogni sede e in ogni tempo che il nostro operato era strumentale e che avrebbe portato i lavoratori che ci avessero seguito a un suicidio certo e che pertanto l’unica strada valida e garantista da percorrere era quella di rinunciare alla causa (o di non farla proprio) rimanendo in Comdata e facendo la fusione di Care in Spa.
A nove anni di distanza, dopo la vittoria delle cause legali avvenuta con il fondamentale supporto di Cobas, i lavoratori Comdata ex-care che, legittimamente, hanno nel corso degli anni ritenuta valida la linea propugnata da Cgil, Cisl e Uil hanno però assistito a tre importanti fatti:
1. la reintegra in Vodafone Roma e Ivrea di molti ex-colleghi;
2. il riconoscimento monetario di svariate mensilità a colleghi di Roma e Ivrea che hanno dato fiducia a Cobas e che poi hanno, legittimamente, scelto di rimanere dipendenti Comdata come tutti gli altri;
3. l’apertura di cassa integrazione da parte di Comdata, con accordo sottoscritto sempre da Slc-CGIL, Fistel-CISL e Uilcom-UIL, rivolta proprio al personale ex care più costoso per l’Azienda.
Chi aveva ragione allora? Chi ci ha guadagnato e chi invece ci ha rimesso?
Sappiamo che di recente un cospicuo gruppo di lavoratori Comdata di Ivrea (come mai si era visto in quella sede) ha deciso di intraprendere una vertenza legale per veder riconosciuta l’illegittimità della cessione operata da Vodafone nel 2007. Abbiamo appreso in questi giorni che analoga situazione si sta presentando sulla sede di Roma, dove alcune RSU in carica si propongono come sostenitrici dell’opportunità di aderire alla causa che viene promossa a Ivrea.
Siamo da sempre sia convinti sostenitori sia fautori in prima persona del principio che non si deve mai rinunciare a far valere i propri diritti e per questa ragione, pur avendo scelto di non svolgere nessun ruolo attivo in questa vicenda, abbiamo chiesto al nostro avvocato di mettere a disposizione dei nuovi ricorrenti e del legale che li rappresenta quanto potesse essere di loro interesse e utilità.
Riteniamo però corretto e necessario condividere alcune riflessioni.
A nostro giudizio questa causa non ha la valenza etica che è stata elemento imprescindibile del nostro agire.
Oggi vediamo tra i nuovi ricorrenti molti di coloro che avevano iniziato, molti di coloro che avevano detto che avrebbero voluto, ma non potevano e ci chiediamo, “Cosa è cambiato?”
Se tutte queste persone avessero intrapreso e condotto la vertenza insieme a noi anni fa, tutto quanto è accaduto e tutti gli anni trascorsi avrebbero avuto un significato e una rilevanza morale e sindacale di portata infinitamente maggiore.
Proviamo grande amarezza per questa scelta tardiva, per quello che sarebbe potuto e dovuto essere e invece non e’ stato.
Oggi vediamo tra i nuovi ricorrenti anche persone che per decenza e coerenza dovrebbero a nostro parere decisamente guardarsi dal fare causa contro la cessione e proviamo una rabbia a stento contenibile per questo insulto all’intelligenza e all’onestà di tutti i lavoratori.
Figurano infatti a Roma tra i promotori e a Ivrea tra coloro che si sono dichiarati intenzionati e che si sono rivolti al legale, membri di segreterie territoriali e delegati Cgil, Cisl e Uil in carica all’epoca della cessione e/o in carica all’epoca della fusione. Strenui sostenitori prima della validità dell’accordo di cessione e poi propugnatori della necessità della fusione, la cui realizzazione era subordinata alla rinuncia delle cause da parte di chi stava ricorrendo contro Vodafone.
Ecco, queste persone oggi figurano coinvolti nell’iniziativa. Loro che tanto si sono adoperati anche per dissuadere altri lavoratori dal proseguire e ne hanno persuasi alcuni a desistere.
Non c’è senso della vergogna. Non c’è rispetto per i lavoratori.
È una presenza offensiva e tracotante!
Per noi, per tutto quello che abbiamo sostenuto e asserito in questi anni, per i lavoratori tutti che per nove anni si sono sentiti dire cose completamente diverse da loro e dalle organizzazioni alle quali convintamente e degnamente appartengono.
Ancora una volta vi esortiamo a riflettere sulle conseguenze del farsi imbonire da chi, prospettando scenari nefasti, propone soluzioni comode per sé e per le proprie organizzazioni in quel momento, ma è pronto a ribaltare la propria convinzione non appena diviene più conveniente per sé fare la scelta opposta.
Coordinamento Nazionale Cobas Vodafone e Comdata