Siamo sufficientemente maturi per affermare che è stata importante la levata di scudi di uno dei sindacati maggiori per smontare il ricatto Aziendale e siamo altrettanto certi che nessun sindacato è potuto rimanere indifferente agli scioperi del 14 febbraio e del 7 MARZO espressione delle preoccupazioni di migliaia di colleghi\e.
Al tavolo si è discusso di due tematiche: una ricevibile, il lavoro agile, l’altra irricevibile, il taglio dei salari. Su entrambi gli aspetti le richieste aziendali al termine della giornata si sono modificate e un eventuale nuovo incontro sarà riconvocato entro il 30 marzo. Eppure, fino a ieri, in molti hanno provato a far credere che le cose fossero già fatte facendo addirittura circolare anzi tempo le slide con le nuove giornate di solidarietà, cercando di alimentare – questa volta senza successo – il clima di rassegnazione fra i colleghi e le colleghe.
Nonostante la smentita aziendale continuiamo a credere che la mano che ha fatto circolare quelle slide sia decisamente attaccata al corpo dell’azienda.
Del resto, ci stiamo confrontando con un management in bilico, colpito e affondato dalle stesse regole di mercato che, secondo le sue intenzioni, avrebbero dovuto garantire il successo del piano industriale di LABRIOLA.
Nel corso degli interventi la nostra delegazione ha ribadito un concetto semplice: con i ricatti non ci sono trattative che tengano, la separazione non solo è deleteria ma sta esponendo l’Azienda al giudizio negativo del mercato stesso portandola verso il baratro, il Governo deve intervenire a garanzia dell’operatore storicamente più integrato del nostro paese nel quale – tra l’altro – partecipa con una presenza di rilievo attraverso CDP e attraverso lo strumento della Golden Power.
Va stigmatizzata secondo noi, ancora una volta, la arrendevolezza di SLC-FISTEL-UGL disponibili alla trattativa a qualsiasi costo. Una posizione di eccessivo supporto ad una delegazione aziendale evidentemente debole e capace solo di ribadire i propri ricatti, salvo poi dimostrarsi disponibile a rivedere le proprie proposte, mitigando alcune richieste iniziali PUR DI ARRIVARE AD UN ACCORDO SINDACALE.
LE PROSSIME SETTIMANE
Per quanto ci riguarda la situazione si affronta rigettando le minacce all’azienda e investendo il Governo delle sue responsabilità: Non si tratta di mendicare qualche spicciolo sugli ammortizzatori sociali o sul finanziamento delle uscite anticipate. Si tratta di invocare un nuovo e deciso intervento per bloccare la separazione, aumentare le quote di CDP in TIM e procedere ad un riassetto del settore che tuteli salari, occupazione e meta finalmente mano al perverso mondo degli appalti.
La strada verso il cosiddetto CLOSING è ancora lunga e le contraddizioni sono sempre più evidenti.
Un ultimo messaggio ai lavoratori e alle lavoratrici: Non ha senso dilungarci nel dettaglio delle proposte aziendali e nelle loro modifiche in corso d’opera. Per questo ci sono i resoconti delle varie delegazioni presenti alla trattativa.
Ad oggi l’unica certezza sul piano aziendale è che non ci sono garanzie occupazionali ne garanzie sulla “NON VENDITA” di alcuni ASSET come ad esempio TELECONTACT.
Tali garanzie si potranno strappare solo a fronte di una forte mobilitazione, non certo continuando a discutere di LAVORO AGILE e di giornate di rientri in sede.
Roma 13/02/2024
COBAS TIM