Come preannunciato, in data 1 dicembre 2016 si sono aperti presso Assolombarda di Milano i lavori di quella che doveva essere una due giorni di incontri tra Azienda, OO.SS. e Coordinamento delle Rsu. Erano stati fissati in agenda due giorni perchè i temi in discussione erano importanti e attesi da tempo: le problematiche della rete e del mondo commerciale. In realtà la discussione sui 2 temi si è risolta nella sola mattinata del 1 dicembre e a fine giornata tutti i lavori sono terminati. Di seguito le scarne affermazioni aziendali.
Sul mondo commerciale l’Azienda ha dichiarato che per quanto riguarda i negozi di proprietà, i cosiddetti flagship, esiste un problema di sostenibilità del modello di business: i costi da sostenere sono maggiori rispetto a quelli sostenuti dagli imprenditori privati che possiedono negozi Vodafone e quindi i conti dei flagship spesso non sono in positivo. Tutti i negozi in questo momento sono oggetto di valutazione economica e laddove la situazione finanziaria diventasse insostenibile, la chiusura del negozio sarebbe una scelta obbligata, ma senza alcuna fuoriuscita occupazionale: il personale verrebbe ricollocato in azienda. Dal momento però che non tutti i negozi sono vicini ai grandi centri operativi Vodafone, l’Azienda ha affermato che per alcuni lavoratori non sarebbe possibile la ricollocazione vicino a casa.
Più in generale, il mercato annuncia trasformazioni imminenti, tra le quali a breve l’ingresso di Iliad, il nuovo operatore virtuale che imporrà, nella convinzione aziendale, riorganizzazioni veloci delle quali l’Azienda ha dato disponibilità a discutere anticipatamente con le parti sociali a condizione che il confronto e la mediazione avvengano in tempi per lei accettabili.
Sul mondo della Rete l’Azienda ha ribadito che, dopo la conclusione del programma denominato “Spring”, l’obiettivo attuale è quello di migliorare le performance di rete e di spostare le frequenze più basse verso quelle più alte per arrivare al 5G. Ad oggi non esistono problemi occupazionali e l’Azienda ha tutta l’intenzione di valorizzare il lavoro, ma ha affermato la vitale necessità ridurre i costi intesi sia come costi del lavoro sia come costi delle strutture.
L’Azienda sta ragionando sul bilanciamento delle figure dei consulenti utilizzate e non esclude la possibilità di reinternalizzare alcune attività, ma in tal caso queste, per essere sostenibili, dovrebbero continuare ad avere un costo analogo all’attuale. Nelle dichiarazioni aziendali si dovrà decidere insieme alle parti sociali, se valorizzare l’occupazione o valorizzare i diritti.
Alle contrarietà espresse da tutte le OO.SS. riguardo la scelta “o lavoro o diritti”, l’Azienda ha aggiunto che si potrà ragionare anche di nuovi modelli di lavoro che sfruttino la tecnologia digitale e rendano possibile abbattere i costi delle strutture.
In ogni caso sarà possibile fare tutte le valutazioni e discussioni del caso solo dopo che sia stato stabilito il nuovo Piano Industriale che l’Azienda stima di poter presentare tra gennaio e febbraio 2017.
Sempre nella mattinata si è a lungo dibattuto sui trasferimenti individuali di personale verso sedi diverse da quella di appartenenza, con distanze di spostamento arrivate sino a 1500 Km. Su questo l’Azienda si è limitata a dare disponibilità in futuro a coinvolgere le parti sociali anche nei casi di trasferimenti individuali, se si accetta come presupposto che la riqualificazione non può sempre garantire il mantenimento della sede e sempre a condizione che l’eventuale mediazione si realizzi in tempi brevi e certi. E’ un approccio che ha visto dichiarazioni di totale contrarietà da parte della compagine sindacale poiché anche se trasferimenti a così lunga distanza hanno interessato una numerica estremamente ridotta di persone, quei numeri e quelle decisioni sanciscono un principio di gestione del personale ritenuto inaccettabile e in prospettiva decisamente pericoloso.
L’Azienda ha replicato di non aver intenzione di adottare questa modalità per la gestione ordinaria delle eventuali riorganizzazioni e ha definito quanto accaduto una gestione eccezionale per far fronte a specifiche situazioni non diversamente gestibili.
L’ultimo tema toccato nella mattina è stata la ridefinizione della Car Policy.
L’Azienda ha dichiarato di servirsi di un nuovo fornitore con cui ha ridiscusso un nuovo contratto di servizio. La Car Policy, che nel suo anno circa di vita ha portato grande risparmio per l’Azienda, è stata rinnovata fondamentalmente alle stesse condizioni, ma con l’esclusione della franchigia per i danni ai cristalli e prossimamente anche per gli atti vandalici. L’Azienda non esclude la possibilità in futuro di abbassare la somma economica della franchigia e/o di rateizzare l’addebito al dipendente.
La parte pomeridiana dell’incontro si è incentrata sul tema della gestione delle ferie e Fa/Rol per il nuovo anno. Su tale materia Azienda, Segreterie di Cgil, Cisl e Uil e la quasi totalità del Coordinamento delle Rsu hanno sottoscritto un accordo (che non possiamo allegare in quanto ancora in attesa che l’Azienda lo inoltri nella versione firmata) che fondamentalmente ricalca l’accordo già in essere, ma che apporta due modifiche:
- per le aree NON operative stabilisce 14 giorni di chiusure collettive nazionali, più la possibilità di definire ulteriori giornate condivise con le Rsu a livello territoriale;
- per le aree operative cambia l’intervallo temporale di riferimento degli accordi sulle ferie sottoscritti a livello territoriale, che da anno fiscale passa ad anno solare.
L’Azienda ha motivato la necessità di aumentare ulteriormente le già moltissime giornate di chiusure collettive per le aree non operative (che nelle sue intenzioni dovevano passare da 14 fino a un massimo di 18) con la pratica da parte di non pochi lavoratori che, a suo dire, si presentano a lavoro timbrando l’ingresso anche nei giorni di ferie programmati e concordati col proprio responsabile, così di fatto annullandoli e rendendo per l’Azienda impossibile riuscire a far fruire agli stessi l’intero saldo ferie e rol nell’anno di maturazione, come previsto dagli accordi vigenti in azienda.
Riteniamo che aver permesso in passato all’Azienda di disporre di 14 giornate del carico annuo di feri e rol di ogni singolo lavoratore sia già una concessione eccessiva che limita fortemente il diritto del lavoratore di veder presi in considerazione i propri interessi nel disporre di giornate di ristoro, come invece la normativa prevede. Abbiamo dunque ritenuto come Cobas sia non accettabile di per sé la richiesta aziendale di innalzare il numero delle giornate blindate sia parimenti non accettabile la motivazione addotta.
Infatti, se davvero esiste tale abitudine di annullare le ferie programmate attraverso la timbratura fatta recandosi comunque a lavoro nel giorno che era stato pianificato, allora è evidentemente compito dei responsabili di linea agire per correggere tale stato di cose, attuando le misure necessarie al rispetto delle regole e non spetta certo al sindacato sostituirsi con un accordo che invece consente penalizzazioni di tutti, virtuosi e non; inoltre non è aumentando la facoltà dell’Azienda di stabilire le giornate da assegnare come ferie e rol ai lavoratori che si impedisce a questi di continuare a timbrare nelle giornate di ferie individuali programmate, ma anzi al contrario così sembrano quasi legittimati a proseguire in tale pratica (visto che su di essa l’Azienda non interviene in alcun modo pur essendone a conoscenza).
Come Cobas crediamo che il fatto che grazie a questo accordo oggi l’Azienda abbia la possibilità di aumentare giornate di chiusure collettive sui territori, nonostante ne abbia già ben 14 a disposizione, rappresenti un ulteriore arretramento nei diritti dei lavoratori con l’aggravante, a nostro parere, che ciò non sia davvero necessario.
La formulazione adottata nel testo dell’accordo per disciplinare questo potenziale aumento di giornate di chiusura collettiva ci pare non realmente garantista rispetto al fatto che si tratti di una mera possibilità, poiché ci sembra piuttosto un esito praticamente scontato dei confronti sul tema che ci saranno nei vari territori, stanti le differenti composizioni sindacali delle varie rsu locali.
Per questi motivi come Cobas abbiamo ritenuto non sottoscrivibile questo testo e pertanto la nostra Rsu facente parte del Coordinamento non lo ha firmato.
Essendo contrari all’aut aut “o lavoro o diritti”, abbiamo ritenuto di dover essere conseguenti anche nei fatti.
Coordinamento Nazionale Cobas Vodafone