Il 13 dicembre del 2016 sarà una data storica per la nostra azienda: la travolgente adesione allo sciopero e le manifestazioni partecipatissime, hanno chiaramente palesato il malessere e la rabbia dei lavoratori e delle lavoratrici di TIM
Stanchi di pagare sulla propria pelle e dalle proprie tasche la scellerata privatizzazione, il debito, i miopi piani industriali, i saccheggi di qualche capitano coraggioso, le peripezia finanziarie di qualche provvido faccendiere della finanze, le spy story, le multe del garante, l’accordo del 2013 fino all’ultimo del 2015, la sottrazione indebita del PdR, insomma la demolizione sistematica di un asset strategico per il paese, hanno deciso di alzare la testa. La misura era colma: la disdetta del contratto integrativo e la proposta aziendale, sono stati il detonatore di un incontenibile ondata di rabbia che tutti i reparti, a tutti i livelli hanno saputo esprimere aderendo con del’90% allo sciopero. La “scintilla” è stata il Movimento degli Autoconvocati che ha avuto il merito di coinvolgere tutti e tutte in forma massiccia.
Le cifre ufficiali parlano del 70% e le manifestazioni si sono svolte in 12 città, senza tener conto della capillarità delle manifestazioni e dei presidi spontanei che si sono tenuti in maniera autorganizzata nelle settimane precedenti.
Non ci sono nella nostra storia simili precedenti: anche nel 2000, la cassa integrazione in telecom e il rinnovo del CCNL, non determinarono (e aggiungiamo purtroppo) una cosi radicale mobilitazione. Dobbiamo ritornare al secolo scorso, quando nel 1978 (allora SIP) ci fu la vertenza per il rinnovo del contratto.
Ma è solo l’inizio: crediamo che dopo il 13 dicembre importante non sarà solo partecipare, ma “giocare per vincere”. Vincere significa ottenere un rinnovo contrattuale dove chiari siano i paletti contro il JOBS ACT, dove l’organizzazione del lavoro non sia un mero arbitrio padronale unilaterale (ART. 26 ), dove ci siano più diritti e più salario. Il 13 dicembre abbiamo indetto anche lo sciopero di settore e la presenza in Piazza Barberini a Roma ( ma anche a Napoli) dei lavoratori e delle lavoratrici di VODAFONE e ALMAVIVA hanno palesato come la lotta per il rinnovo del CCNL a tutela dei diritti e della dignità rappresenti le aspirazioni di tutte le aziende del settore.
Vincere significa riportare l’intero settore sotto il controllo dello stato. La nostra soluzione la illustrammo con la campagna del 2013 “TELECOM ITALIA UNICA E PUBBLICA”. E non è un utopia: è solo questione di scelte politiche e di rapporti di forza.Del resto è sotto gli occhi di tutti come il privato, solo attento al proprio tornaconto, abbia saputo malgestire per la collettività un asset strategico come quello delle telecomunicazioni che ha macinato in 20 anni profitti a dismisura non garantendo al paese una rete adeguata.
Per ora, pensiamo di aver raggiunto due risultati utili : quello di scongiurare firme su rinnovi contrattuali “bidone” nel corso delle feste natalizie e quello di aver dimostrato che con la partecipazione le cose possono cambiare.
Sarà lunga…ma proviamo a vincere questa partita, poi – ma solo alla fine – tireremo le somme.
COBAS TIM