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L’altalena è un gioco antico. Sembra andare di moda in TIM e ne potrebbe diventare il nuovo stemma.

Negli ultimi mesi siamo infatti passati dall’ulteriore miglioramento delle performance alle nuove sanzioni AGCOM; dalla necessità di assumere nuove professionalità all’ipotesi cassa integrazione. Dal Piano industriale DIGITIM 2018-2020, alla incertezza della leadership dopo il 4 maggio e forse alla rivisitazione dello stesso .

La confusione in molti casi produce reazioni scomposte da parte di chi non ha chiari obiettivi e compiti da svolgere.

Accade per ASATI, l’associazione dei piccoli azionisti, la quale si è affrettata a schierarsi dalla parte del Fondo Americano Elliot. Ha dichiarato di essere favorevole allo scorporo della Rete dimostrando ancora una volta che questa associazione non ha interessi coincidenti né con i lavoratori e le lavoratrici ne con gli interessi del Paese. Il suo unico interesse, come qualsiasi speculatore di borsa è nella crescita delmercato finanziario…sulle spalle di chi?

Accade per i sindacati confederali, i quali attendono che l’Assemblea degli Azionisti esprima un nuovo CDA e anche l’insediamento di un Nuovo Governo per trattare tagli al personale, tagli ai salari, ammortizzatori sociali e parlare anche loro dello scorporo della Rete.

Accade per la politica, da sempre distratta sull’Affaire Telecom. Così distratta da trovarsi in una situazione intricata, da tenere sotto controllo, visto che i rapporti di Mediobanca definiscono ancora la nostra Azienda come uno dei migliori PLAYER a livello internazionale…da spolpare ancora.

Non accade per Noi, che da parecchi anni abbiamo una proposta chiara la quale terrebbe insieme (con una certa moderazione) gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, quella dei cittadini, senza gravare sulla spesa pubblica e ridistribuendo i profitti necessari nella crescita economica, sia direttamente che indirettamente.

Dunque facciamo chiarezza: il Fondo ELLIOT non è il “salvatore della Patria”. Il programma del Fondo con cui sta costruendo le alleanze per esprimere una nuova maggioranza è addirittura più aggressivo di quello di Vivendi, almeno ad una prima lettura.

Se con l’attuale MANAGEMENT la separazione della rete è un processo subordinato ad alcune garanzie economiche e strutturali, da avviare in un periodo di 15-18 mesi, con una valutazione d’impatto, un confronto con gli aspetti regolatori e prevede anche un corrispettivo da parte istituzionale, per il FONDO la prospettiva è ben altra.

Come è normale per un Fondo finanziario, i suoi interessi sono concentrati sul solo aspetto azionario. Non a caso la maggior critica portata a Vivendi per conquistare alleati è la cattiva performance in borsa. Per raggiungere i risultati promessi, il fondo vuole liquidare tutti gli ASSET vendibili da TIM Brasile alla Rete, senza un criterio industriale, convertire le azioni di risparmio in ordinarie con conseguente dividendo per tutti gli azionisti (Ad oggi si prevede un dividendo solo agli azionisti di risparmio e il restante degli utili destinarli agli investimenti e alla riduzione del debito).

E’ facile credere, che raggiunto questo risultato lo stesso Fondo mollerebbe la barca prima che i dati economici ricomincino a precipitare a fronte dello smembramento del ciclo produttivo e al taglio dei rami più remunerativi come TIM Brasile.

D’altro canto, pur operando sulla linea di un piano industriale, Vivendi ha dimostrato la sua aggressività : finanziando la propria riorganizzazione con tagli lineari dei costi, scaricando sui salari il peso maggiore di tali tagli per garantire (tra le cose più fastidiose di questa gestione) comunque bonus milionari, premi e MBO al TOP Management palesando oltre tutto la totale inaffidabilità rispetto alle dichiarazioni di crescita e sviluppo che va propagandando da ormai 3 anni.

Giusto un anno fa nella ormai famosa Audizione alla Commissioni Riunite, indicavamo come necessario un intervento pubblico per fermare questa altalena di eventi e speculazioni. L’alienazione della Golden Share operata dal Governo D’Alema è il vero perno con il quale ogni pirata finanziario è legittimato a portare l’assalto a questa azienda sempre appetibile per la quantità di profitti che continua a produrre.

E’ inutile dire che il buon merito di questa appetibilità rimane ancora il personale, vero motore di questa società, dal Tecnico on Field, all’operatore di Customer, dagli amministrativi agli informatici…proprio quelle figure maggiormente tartassate dai regolamenti unilaterali, dalla cancellazione del contratto di secondo livello, dall’imposizione di ferie e permessi, dalla mancata crescita professionale e dalla mancata erogazione del PDR, ecc. ecc.

Per questo ribadiamo con forza la necessità di un intervento razionale del “Pubblico” in questo Asset strategico. Un intervento complessivo che si occupi di tutta TIM e accantoni operazioni in perdita su Aziende della Rete. Ci vuole chiarezza, una volta per tutte, affinchè il settore delle Telecomunicazioni sia investito da una strategia complessiva che lo sottragga allo sciacallaggio del mercato, ridando così slancio all’economia e rendere giustizia a chi ci lavora.

Roma 26/03/2018

COBAS TIM

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