Sono anni che diciamo che l’operazione di separazione della RETE è una follia tecnologica e politica.
Follia tecnologia perché separare una infrastruttura nevralgica dal resto delle attività di una Azienda complessa ci porta dritti alla “SOLUZIONE ALITALIA”.
Follia Politica perché privare il Paese di una azienda strategica mettendola nelle mani di un Fondo Statunitense non è solo una privazione di sovranità ma vuole dire mettere in discussione lo sviluppo di un settore che potrebbe essere al servizio delle persone e non della speculazione finanziaria.
Se i precedenti Governi hanno avuto la colpa di aver permesso lo svilimento della nostra Azienda (senza tornare ai tempi della privatizzazione) quello attuale avrà il pregio di portarci dritti all’inferno: Lavoratori, Lavoratrici, il Paese intero.
L’operazione è ben lungi dall’essere completata: la scadenza paventata, di giugno 2024, non è assolutamente veritiera. Troppe incognite si addensano su questa scellerata operazione.
Se l’AD LABRIOLA adesso spingerà sull’acceleratore, aprendo anche a possibili contenziosi legali con gli Azionisti di maggioranza di Vivendi, sarà perché vuole concretizzare il “BONUS” legato alla buona riuscita (per lui) della operazione.
Il rischio reale (oltre a quelli tecnologici) è che la NETCO nascerà con un esborso ingente da parte di KKR per l’acquisizione dell’infrastruttura a cui aggiungere buona parte del debito (oggetto di trattativa) di TIM.
L’altro rischio reale è che le operazioni di fusione con OPEN FIBER (se lo volessimo intendere come primo passaggio per il riassetto del settore e che oggi sono ventilate solo come ipotesi future) non vadano in porto.
Per non parlare poi della speculazione immobiliare che KKR avrebbe intenzione di fare e che riporta la memoria allo sciacallaggio compiuto da TRONCHETTI PROVERA.
A farne le spese come sempre succede in questi casi saranno i lavoratori che vedranno seriamente a rischio la tenuta occupazionale e il loro futuro salariale.
Il tempo per contrastare questo nuovo capitolo del piano industriale c’è. La volontà nostra come COBAS di mettere in campo tutti i nostri sforzi per opporci a questa deriva non mancheranno. Invitiamo i lavoratori tutti a fare una seria riflessione su cosa vogliono dal loro futuro lavorativo in questa azienda: se aspettare inermi l’evolversi della situazione e trovarsi poi impossibilitati a cambiare il corso degli eventi, oppure fin da subito mettersi in gioco per vincere una battaglia che è nelle nostre corde poterla conquistare.
La soluzione, per noi, rimane ancora quella di TIM UNICA e PUBBLICA, con un intervento diretto di CDP e del Governo. Solo in tal modo si potrà parlare di riassetto del settore in un modo funzionale al Paese, alla cittadinanza, alla cosa pubblica, garantendo salari, posti di lavoro, sviluppo.
Abbiamo concluso le procedure di raffreddamento e riteniamo opportuno avviare nuovamente la mobilitazione in tutto il Gruppo
Roma 10/11/2023
COBAS GRUPPO TIM