Nel corso dell’estate abbiamo ricevuto le comunicazioni relative all’AFFITTO da parte di TIM di un ramo di Azienda della SITTEL, nota azienda appaltatrice nata dalle ceneri della azienda Pietro Mazzoni SpA chiusa per bancarotta e fallita nel 2016. L’azienda si occupa nello specifico di tutte quelle attività che caratterizzano la realizzazione della rete telefonica. L’operazione coinvolgerebbe circa 235 persone impiegate in differenti città italiane e per la durata di 3 anni.
Ci sembra questa una novità assoluta rispetto alla quale, però, ci poniamo alcuni interrogativi.
In linea generale i prossimi 3 anni sono quelli in cui anche la nostra Azienda riceverà milioni di euro previsti dai FONDI PNNR per la “realizzazione della BANDA LARGA”. TIM ha necessità di personale. Una necessità confermata dalle ultime uscite in ISOPENSIONE. Sempre in linea generale abbiamo sempre sostenuto che l’unico modo per garantire qualità del lavoro, occupazione e far cessare il gioco delle scatole cinesi degli appalti – che ha delle ricadute importanti sulla riduzione del costo del lavoro e sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici – fosse proprio quello di internalizzare attività e personale. Lo abbiamo sempre sostenuto per il mondo CALL CENTER. Lo sosteniamo a maggior ragione per le imprese di rete.In questo caso però l’anomalia è l’AFFITTO di MANODOPERA per 3 anni. Cosa accade fra 3 anni? E perché TIM decide di garantire a SITTEL 3 anni di fatturato nonostante le problematiche emerse nel corso degli anni con la gestione del suo appalto? Quali saranno le attività di lavoro ed in che modo saranno gestite? A quali diritti/doveri potranno accedere i lavoratori e le lavortarici?
Senza entrare nei dettagli delle attività (o delle mancanze dell’Azienda in questione che in molti conoscono perfettamente) quello che ci preme sottolineare è che le persone interessate dalla manovra dovrebbero essere ASSUNTE in TIM per lo svolgimento delle stesse mansioni, alle stesse condizioni contrattuali dei dipendenti TIM mettendo così fine ad una concorrenza spietata che in questi anni ha solo generato un DUMPING SALARIALE.
Riteniamo che le organizzazioni sindacali maggioritarie, quelle che hanno accesso alle trattative con il MISE e che si riuniscono con i Vertici Aziendali, debbano porre questa soluzione alla crisi
occupazionale del settore appalti delle TLC.
In alternativa questa operazione ci apparirebbe come un tampone momentaneo teso più a salvare le casse Aziendali che i posti di lavoro.
Roma 09/09/2021
COBAS TIM