Lo sciopero nazionale di Telecom Italia, indetto il 30 giugno 2015 da SLC, COBAS, SNATER per protestare contro la minaccia della cessione delle attività di mercato/CALL CENTER è riuscito in tutta Italia, con presidi sotto le sedi principali dell’Azienda.
A Roma (le cifre dell’adesione, se si escludono i settori tradizionalmente estranei alle mobilitazioni, si attestano fra il 50/60 %) dove si è svolto un presidio sotto la sede di DG, in Corso Italia 41, una delegazione delle Organizzazioni Sindacali ha incontrato le relazioni sindacali aziendali riproponendo le ragioni dello sciopero, rivendicando la necessità di un Piano Industriale che garantisca innanzitutto l’unicità del perimetro aziendale e rigettando le minacce costanti di cedere le attività del mercato (Divisione Caring) per farle confluire in una Azienda del gruppo.
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Un incontro sicuramente formale dove però Telecom Italia ha ribadito che l’obiettivo della “societarizzazione” resta un indirizzo della azienda così come indicato nelle trattative che nel 2013 portarono agli accordi del 27 marzo su produttività e ammortizzatori sociali.
La delegazione ha ribadito che le mobilitazioni proseguiranno nel caso in cui l’Azienda non receda dal suo proposito.
Prima del presidio una nostra delegata, ha partecipato all’audizione parlamentare sui decreti attuativi del JOBS ACT, alla quale erano stati invitate, oltre ai COBAS, tutte le organizzazioni sindacali di base. Si è trattato, anche qui, di una occasione per ribadire la estrema pericolosità del dispositivo previsto sul controllo a distanza qualora entri in vigore così come descritto nei testi legislativi e la cui ricaduta sulle attività lavorative nel settore telecomunicazioni avrà delle importanti ricadute sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, sulla libertà di espressione fornendo alle aziende ulteriori strumenti di ricatto e repressione.
COBAS Telecom