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Gli echi della “vittoria” di Elliot iniziano a scemare, finiamo di leggere i vari resoconti dell’assemblea di Rozzano riteniamo per tanto doveroso chiarire alcuni aspetti della questione TIM.

Prima di tutto è opportuno ragionare su questa propagandata vittoria, presentata ai più come il risultato di un duello all’ultimo sangue ma che a ben leggere ci sembra, nella sostanza, tutt’altro. Due facce della medesima medaglia di un capitalismo predone, interessato solo ed esclusivamente al facile e rapido incasso di profitti, sebbene il gruppo francese si ammanti di una visione industriale mentre l’americana Eliot è nota per la sua voracità finanziaria.

Ma torniamo ai “fatti”. Mentre i piccoli Azionisti appoggiando ELLIOT hanno cercato di dimostrarsi “più realisti del Re”, ne il fondo Americano, ne Vivendi, ne Cdp sono intervenuti con i propri esponenti in assemblea. Un silenzio assordante, interrotto dalle recentissimi dichiarazioni dell’AD  Genish che incassa l’apprezzamento dei due  duellanti perché,  appunto,  “il cammino non cambia”.

Il Fondo Elliot prende alla fine il 49,84% del capitale presente (67,7%) sulla base della fiducia o, per essere più precisi, sulla base di un documento redatto al momento del rastrellamento azionario senza poi proferire parola alla Assemblea degli Azionisti che discuteva sulla Governance.

Vivendi raccoglie il 47,18 % del capitale e Cdp senza darne le motivazioni durante l’assemblea,  decide di votare in modo determinante per Elliot, un fondo americano che i giornali finanziari chiamano “attivista” per non dire SPECULATIVO.

Vediamo cosa ha prodotto questo “duello”: Fulvio Conti, consigliere di spicco in conto Elliot, esulta perché finalmente si avrà una Pubblic Company e non un solo azionista di riferimento a fare il bello e il cattivo tempo. Peccato che poi  Elliot si aggiudica 10 posti nel CDA,  più di quelli di Vivendi. Cosi un soggetto con appena il 9% delle azioni è di fatto il padrone indiscusso del CDA!

Ma torniamo al cammino che non cambia! Sia i francesi che gli americani si sono dichiarati disponibili a sostenere l’attuale Ad e il suo piano industriale…alla faccia di chi pensava che uno sarebbe stato migliore dell’altro. Questa condivisione spiega meglio la mancanza di interventi alla assemblea degli Azionisti e spiega il perché gli ordini di servizio sulla Rete siano andati avanti nonostante le incertezze sulla Governance. E ben comprendiamo a questo punto perché durante lo svolgimento del un Coordinamento Nazionale RSU di Marzo scorso il Dott. De Paoli a fronte delle richieste sindacali di attendere il dirimersi della diatriba tra i contendenti disse che sul piano esuberi che comunque non sarebbe cambiato nulla!

E, a proposito di ordini di servizio, ora affrontiamo il nodo CDP e separazione della Rete. Due fatti anzitutto:  la Cassa depositi e Prestiti organo del Ministero del Tesoro è entrata come azionista di riferimento nella TIM spa e la volontà di separazione della Rete è condivisa sia da Vivendi che da Elliot pur differendo nei tempi e nelle modalità di attuazione.

Per questo per i lavoratori e le lavoratrici del Gruppo TIM hanno ben poco da esultare. Sostenere – come hanno fatto alcuni Responsabili o Dirigenti – che il personale appartenente a Wholesale/OA tornerà dipendente parastatale fa sorridere se non fossimo consapevoli dei danni che crea.

Il ruolo della CDP potrà essere importante e apprezzabile solo se mirato alla difesa di un Asset Strategico per il Paese e indirizzato verso la tutela delle professionalità formate e coltivate al suo interno.

Se invece – come alcuni articoli di economia finanziaria auspicano o paventano – avrà un ruolo di salvaguardia per i debiti delle banche allora svolgerà una funzione di servizio per il fondo Elliot il quale – senza mezzi termini e ben prima delle Assemblee del CDA – ha raccolto consensi in “modo berlusconiano” promettendo risultati immediati per gli azionisti e dividendi garantiti attraverso la liquidazione di diversi asset aziendali, fra questi la Rete.

Il ruolo positivo della Cdp non è assolutamente scontato e dovranno essere i lavoratori e le lavoratrici ad accendere una spinta sindacale e politica che garantisca questo risultato ben sapendo che le Cariche in Cdp vanno in scadenza al termine del 2018, che al momento non ci sono garanzie sulla formazione di un Governo a breve termine e che le forze politiche attuali (senza conoscenze  specifiche  in  materia)  sono  abbastanza  appiattite sulla  necessità di procedere con i  piani di scorporo della rete e la divisione dell’Azienda.

Abbiamo bisogno di una mobilitazione che spinga lo Stato a impedire la distruzione dell’azienda.

Molti diranno che è utopico. Sono gli stessi i quali sostenevano che un rientro dello Stato nell’Azionariato TIM non sarebbe stato possibile.

Noi abbiamo una visione pragmatica:  crediamo che “nessun Re sarà generoso se non messo alle strette dal popolo”, Per questo invitiamo tutti a partecipare alle prossime iniziative di informazione e mobilitazione al fine di impedire nuove imprese piratesche e per ottenere la restituzione di un servizio pubblico e altamente qualitativo al Paese, al pari della difesa dei perimetri occupazionali e aziendali.

Roma 5 Maggio 2018

COBAS TIM

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