Si è svolto in data 10 novembre a Milano un incontro tra Azienda, Segreterie Nazionali Slc-CGIL, Fistel-CISL, UilCom-UIL e Coordinamento Rsu.
Oggetto della trattativa è stata la richiesta aziendale di siglare un accordo nazionale relativo alle chiusure collettive relative all’anno 2018/19 per le aree non operative.
Lo schema proposto dall’Azienda ricalca totalmente l’impianto delle chiusure collettive adottato per l’anno 2016/17 sia per numero di giorni individuati come chiusure (14), sia per la prevista ed esplicita indicazione che tale accordo non troverà applicazione per coloro che avranno residui Fa/Rol pari a zero, sia per la possibilità data alle singole Rsu di valutare ulteriori giornate di chiusure collettive a livello locale.
Analogamente a quanto accaduto lo scorso anno, per il fatto di ritenere che gli istituti delle ferie e dei rol debbano essere, nella loro fruizione, esclusivo appannaggio dei lavoratori e che la numerica di 14 giorni blindati sia di per sé già lesiva di tale possibilità di decisione autonoma sul libero e necessario utilizzo di quelle giornate, trovando nuovamente prevista la possibilità data alle singole Rsu di aumentare a livello locale quelle giornate, e non avendo trovato accoglimento la nostra richiesta di eliminare quelle tre righe (nonostante una iniziale disponibilità) abbiamo nuovamente e coerentemente deciso di NON sottoscrivere detto accordo.
Successivamente la parte sindacale ha espresso la richiesta di recuperare un terreno di confronto e possibili accordi su una serie di questioni che da lungo tempo necessitano di informazioni e soluzioni condivise:
– smart working: che impatta sia l’organizzazione del lavoro sia l’orario di lavoro. E’ stato convenuto di dare vita a una commissione composta da azienda ed esponenti appartenenti a tutte le organizzazioni sindacali per effettuare disamina delle eventuali criticità, fare chiarezza su alcuni aspetti dell’accordo che viene richiesto ai singoli lavoratori di sottoscrivere e ragionare in merito a zone d’ombra nella applicazione pratica della norma e della policy, nonché a punti forieri di inquietudini. L’Azienda ha affermato di essere disponibile a ragionare di giornata lavorativa, ma non di orario; delle modalità per esercitare il diritto alla disconnessione; ma di non essere disponibile ad accordi limitativi dello strumento dello smart working.
– piani di riconversione professionale dei lavoratori del call center per affrontare con serenità il processo della digitalizzazione del lavoro che conoscerà, a detta aziendale, uno sviluppo molto rilevante nei prossimi 18-24 mesi e dei lavoratori della rete, settore nel quale avverrà una massiccia introduzione di nuove tecnologie. L’Azienda conviene che si tratti di tema non ulteriormente rinviabile stanti le prossime massicce trasformazioni del mercato delle Tlc e afferma che gli impatti e le relative maggiori trasformazioni avverranno su call center, rete e staff.
– termine distacco dei lavoratori reintegrati nel corso degli anni per effetto delle sentenze che hanno riconosciuto come illegittima e non fondata la cessione di ramo di impresa del 2007 e che a tutt’oggi si trovano fisicamente in distacco presso sedi Comdata: si tratta di una condizione che riguarda da 4 anni un centinaio di colleghi della sede di Roma e qualche decina di colleghi di Napoli. L’Azienda ha comunicato ufficialmente che detti distacchi avranno termine il 31.12.17. I colleghi napoletani rientreranno nel comprensorio già in uso a Vodafone, per i colleghi romani la discussione è aperta e verranno comunicate entro il 15.12.17 le soluzioni decise. Come organizzazioni sindacali abbiamo chiesto di intervenire nel merito della valutazione delle possibili soluzioni sulle quali sta ragionando l’Azienda al fine di trovare congiuntamente la migliore gestione della situazione, ma la risposta è stata di netta chiusura e di riaffermazione della volontà di decidere in autonomia la collocazione sia fisica sia lavorativa di tutti i circa 900 dipendenti delle sedi romane. Abbiamo espresso totale contrarietà rispetto alla gestione omertosa di un passaggio delicato che pone fine a tanti anni di distacco e che ancora una volta riteniamo essere irrispettosa dei lavoratori tutti e delle organizzazioni sindacali. Sul tema una sola organizzazione confederale ha richiesto all’azienda di operare in modo da evitare spaccature tra i lavoratori romani ceduti e non.
– questione trasferimenti da Ivrea verso il polo di eccellenza di Milano per dipendenti reintegrati o con esenzioni dalla cuffia. L’Azienda non ha ritenuto meritevoli né di un saluto né di breve confronto i lavoratori di Ivrea ex trasferiti che hanno atteso davanti ad Assolombarda il responsabile delle risorse umane per chiedere se poteva essere considerata terminata questa vicenda che tanto è stata pesante e ingiusta e che tanto chiaramente è stata condannata dalla magistratura disponendo la revoca dei trasferimenti riconosciuti come infondati.
La risposta negata è stata successivamente data in trattativa alla nostra organizzazione che ha posto il quesito inascoltato dei lavoratori: no, non è finita e infatti l’Azienda ha da pochi giorni proceduto a depositare il ricorso in appello contro la sentenza del tribunale di Ivrea, che tra le altre cose, ordina a Vodafone di non reiterare mai più analoghi comportamenti. La riteniamo una decisione indegna, chiara riconferma di un accanimento verso alcuni lavoratori e una diabolica volontà di perseverare su strade sbagliate dal 2007 a oggi , strade e decisioni che non fanno bene né all’azienda né naturalmente ai lavoratori tutti, non solo a quelli di volta in volti coinvolti in simili allucinanti decisioni.
Su questo punto abbiamo chiesto una presa di posizione al tavolo da parte delle altre organizzazioni sindacali che tristemente non è pervenuta.
– progetto creazione analogo polo di eccellenza per il centro sud per i lavoratori reintegrati e con esenzioni dalla cuffia.
Abbiamo chiesto se la sua creazione sia ancora nelle intenzioni aziendali, ma la risposta è stata che ogni comunicazione circa le valutazioni aziendali sarà fornita entro il 15.12.17.
Ancora una volta Vodafone non ha perso l’occasione di affermare che i cambiamenti necessari che dovranno essere affrontati in termini di competenze e organizzazione del lavoro non potranno prescindere da una discussione condotta nell’ottica della sostenibilità economica: non si tratterà dunque solo di variare la propria mansione, ma di variare i costi e le condizioni in base ai quali dette mansioni dovranno essere svolte.
Ancora una volta dunque si parla di indiscriminata compressione di diritti e di salari di lavoratori che nella stra grande maggioranza dei casi da venti anni hanno retribuzioni base con gli aumenti previsti dal CCNL.
Come sempre saremo indisponibili.
Non può essere questa l’unica soluzione adottata dalle aziende.
Non accetteremo che lo sia per questa azienda.
Cobas Vodafone