Il 29 di maggio TIM ha presentato alle sole segreterie nazionali FISTEL-UILCOM-UGL il progetto di rivisitazione degli orari in ambito AOL dei Tecnici, degli analyst WFM e degli addetti delivery FM.OT che prevede l’estensione dell’orario di lavoro e lo sviluppo della turnistica “a macchia di leopardo” in base alle differenze territoriali, anticamera dell’applicazione del multiperiodale.
Il 6 giugno, al termine dell’incontro tenutosi per la presentazione dei nuovi criteri di erogazione del PDR, TIM sottopone AL COORDINAMENTO NAZIONALE un accordo per il superamento della banca ore, sottoscritto nell’ottobre del 2015 da Cisl- Uil e Ugl quando, ancora “forti” della precedente modalità di elezione delle RSU, che prevedeva il “premio” del 33% dei rappresentanti ai soli firmatari del CCNL, avevano i numeri per poter firmare a livello nazionale.
La riorganizzazione che l’azienda vuole attuare verso i lavoratori e le lavoratrici di Open Acces , mette chiaramente in luce TUTTE LE CONTRADDIZIONI OGGI PRESENTI SUL PIANO DELLA RAPPRESENTANZA SINDACALE MA, SOPRATTUTTO, SVELA LE INSIDIE DEL CCNL NAZIONALE, IN PARTICOLARE DELL’ART.26.
Se da una parte, l’accordo interconfederale del gennaio 2014, prevede che sia il COORDINAMENTO NAZIONALE RSU il soggetto deputato alla trattativa, l’azienda, non avendo oggi i numeri, applica senza colpo ferire il CCNL, che prevede sulla materia degli orari di lavoro (art.26) la mera “consultazione”. In tal modo “scavalca” il COORDINAMENTO NAZIONALE e demanda ai territori l’articolazione del progetto con la speranza di “strappare” qualche accordo locale. Chiara è l’intenzione di promuovere i “dialoganti” a benefattori dei lavoratori e delle lavoratrici, recependo qualche virgola di modifica senza mettere IN DISCUSSIONE L’INTERO IMPIANTO DELLA RIORGANIZZAZIONE IN OPEN ACCESS: abolizione del mancato rientro in cambio della premialità sulla produzione, abolizione della banca ore in cambio dell’estensione dell’orario di lavoro e dell’introduzione di flessibilità della prestazione.
Da mesi assistiamo (e non impotenti, prova ne sono le mobilitazioni avute dall’ottobre 2016 ad oggi) a un teatrino, a dir poco stucchevole, in cui le OO.SS. minoritarie si arrogano il diritto di avocare alla magnificenza del loro dialogo con l’azienda, gli arretramenti che TIM ha dovuto fare dalla disdetta della contrattazione di 2 livello. In realtà, le modifiche del regolamento aziendale (fino all’elargizione dei bonus ferie 2017), svelano solo ed esclusivamente il fatto che NON ERA E NON E’ LEGITTIMA LA MODIFICA DEI DIRITTI ACQUISITI E CANCELLATI UN COLPO DI SPUGNA DELL’IMPOSIZIONE UNILATERALE DEL REGOLAMENTO AZIENDALE.
Non solo: su alcune materie dirimenti, AD ESEMPIO IL CONTROLLO A DISTANZA, E’ IL COORDINAMENTO NAZIONALE UNICO ORGANO DEPUTATO A FIRMARE ACCORDI: prova ne è la bozza di accordo presentato dall’azienda ad ottobre 2016 che prevedeva la verifica della produttività del singolo.
Diversamente l’impianto del PDR recentemente presentato NON PREVEDE IL PARAMENTRO DELLA PRODUTTIVITA’ INDIVIDUALE, per quanto, sempre i minoritari si siano gettati il 23 febbraio 2017 a “capofitto e penne in mano” a firmare un protocollo di intesa che per il calcolo del PDR includeva “GLI SPECIFICI APPORTI INDIVIDUALI“.
RITENIAMO PERTANTO CHE – NEL METODO E NEL MERITO – SIA IL COORDINAMENTO NAZIONALE RSU LA SEDE PROPRIA PER LA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI RIORGANIZZAZIONE DEGLI ORARI DI OPEN ACCESS E CHE NEL MERITO, SIANO I LAVORATORI E LE LAVORATRICI A DOVER ESPRIMERE IL LORO ASSENSO.
Certo non possiamo non considerare che il POTERE DI IMPORRE NUOVI ORARI rimane saldamente nella mani Aziendali, a causa del citato articolo del CONTRATTO NAZIONALE il quale, testualmente, così recita:
Art. 26 – Orario di lavoro.
Comma 2. Previo esame con la RSU, la direzione aziendale stabilisce l’articolazione giornaliera, anche in modo non uniforme, dell’orario di lavoro settimanale contrattuale nonché gli eventuali orari elastici di entrata, intervallo e uscita del personale.
Quelle parole…”…Previo esame con la RSU…” di fatto limitano la trattativa e rendono ancora più evidente l’operazione di TIM di esautorare il COORDINAMENTO NAZIONALE adesso che la sua maggioranza si sta opponendo alle scelte aziendali.
Riteniamo che questo braccio di ferro non porti alcun beneficio ai lavoratori e alle lavoratrici di TIM, E CHE DEBBA PREVALERE IL RISPETTO DELLA NORMA. Per tanto, gli incontri territoriali che si sono svolti, sono assolutamente inopportuni. Nel bene e nel male il coordinamento nazionale è al momento l’unico legittimo soggetto che può rappresentare i lavoratori e le lavoratrici dell’azienda di fronte ad un progetto nazionale.
COBAS TIM